Perché gli altri dimenticano. Un italiano ad Auschwitz

Bruno Piazza nel libro “Perché gli altri dimenticano” edizioni San Paolo, racconta senza omissioni e retorica, l’esperienza vissuta nel campo di concentramento di Auschwitz, dove fu deportato il 3 Agosto 1944.

Nasce a Trieste il 16 Dicembre 1899; completati gli studi in legge diviene avvocato ma fu particolarmente attivo anche come giornalista collaborando con il quotidiano il “Piccolo di Trieste”.

La vita di Bruno Piazza cambiò dopo il 1938 con la promulgazione delle leggi razziali. A Trieste la condizione degli ebrei era ancora più drammatica per la presenza della ex Risiera di San Sabba, l’unico campo di concentramento in Italia dotato di forno crematorio.

Piazza dopo la deportazione nel lager nazista era destinato alla camera a gas in base a ciò che le direttive tedesche imponevano per gli ebrei con più di 50 anni; riuscì a salvarsi.

Eppure il racconto degli undici mesi trascorsi ad Auschwitz scritto con stile asciutto fu rifiutato da molti editori finché Feltrinelli non lo pubblicò nel 1956.

Negli anni ’70 le memorie dei sopravvissuti alle deportazioni naziste vennero pubblicate in gran numero mentre quelle di Piazza furono dimenticate.

Il suo arresto avvenne il 13 Luglio del 1944 ad opera di un delatore, descritto con disprezzo nel libro che aveva incassato le 5 mila lire che spettavano per la denuncia, il valore dato alla libertà ed alla vita di un ebreo.

Accurata la descrizione del lager di Trieste la famigerata Risiera di San Sabba che non può lasciare indifferenti luogo di tortura di esecuzioni e cremazioni.

Piazza fu caricato su un carro merci, convoglio 33T, con altri trentasette sventurati, il 31 Luglio 1944.

Leggendo queste pagine si possono rivivere le immagini di quegli anni, quasi percepire l’odore della morte presente ovunque.

Se la morte non sopraggiungeva ad opera delle camere a gas si andava comunque incontro ad una condanna a morte per imedia.

Bruno Piazza riuscì a salvarsi dal campo di sterminio di Auschwitz per morire il 31 Ottobre 1946 per un infarto.

“Perché gli altri dimenticano” è un monito raccontato e tramandato perché nessuno possa dimenticare ciò che alcuni essere umani, se così li si può definire hanno deciso volontariamente con premeditazione di attuare.

Un male quello messo in atto dai nazisti che ha le radici nei secoli di anti-giudeismo e che ha avuto il suo apogeo nella Shoah con la creazione dei campi di sterminio edificati nel cuore dell’Europa civile e cristiana.

Ciò che è successo non può essere dimenticato e non ammette pietà e comprensione nei confronti di chiunque generi odio razziale perché ciò sarebbe l’inizio della fine di cui tutti saremmo responsabili.

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